Avrete sicuramente già sentito parlare dell viaggio in Mexico, a Oaxaca, per il matrimonio di Dario e Alejandra o del viaggio attraverso la natura dell’Islanda con Chase e Mary. Ogni mio viaggio è un tentativo di raccogliere, e raccontarvi, emozioni, impressioni, gesti, sensazioni e la cultura di terre e popoli così lontani e così vicine a noi, attraverso le immagini.
La partenza dall’Italia non prometteva nulla di buono. Pioggia, freddo e imbarco – quasi- negato per over-booking. Dopo qualche ora di volo atterro nella terra dei colori: il Marocco.
Dal quel momento è una continua unione di opposti che si attraggono. Dettagli che non fanno altro che rapirmi, tanto da rimanerne affascinato ed estasiato senza riuscire a dare una reale ed oggettiva descrizione del posto. Nemmeno oggi, a distanza di giorni da quel viaggio.
Sull’aereo c’erano con me alcuni amici di Zakaria e Ambra. Abbiamo proseguito verso Deroau, nella regione di Casablanca, la città più grande, cosmopolita e caotica del Marocco. Lì, attendevano gli amici e i parenti di Zakaria.
Seppur la città di Casablanca, nell’omonima regione, è una città cantiere in continua costruzione, che ha voglia di crescere e di modernizzarsi, anche qui, c’è una tradizione ben radicata nelle radici di ogni abitante. Il couscous, rigorosamente nel piatto di terracotta, da condividere, è il simbolo di una città ancorata ai propri usi e costumi. Il couscous è simbolo di unione, di accoglienza, di famiglia, di festa. Tutti riuniti attorno ad uno stesso tavolo questa condivisione rappresenta la solidarietà e l’ospitalità del popolo marocchino.
Il giorno dopo usciamo di buon ora per una visita in una vicina città. Nelle strette viuzze è tutto un fermento. Gente con pesanti cesti, una sfilata di spezie, profumi, uomini in preghiera, ambulanti, carretti e ciclomotori che si confondono nel caos della medina marocchina. Poi i candidi palazzi velati d’azzurro (è il colore tipico della calce che si utilizza per tenere lontane le zanzare). E ancora le splendide botteghe artigiane del legno e del cuoio. Una medina fortificata, la torre di Hassan e il fiume Bou Regreg (che con le sue barche ormeggiate crea piccoli scenari da sogno) rappresentano il fulcro della città di Rabat, seconda città metropolitana del Marocco, proprio dopo Casablanca.
Mi sento un po’ come a casa: schiamazzi per strada, traffico convulso e grande calore umano.
Rientrati a Casablanca, facciamo visita in una tipica hammam marocchina, dopo il rituale tipico delle hamman berbere (che non è esattamente come viviamo noi il concetto di spa), è arrivata sera ed è arrivato il momento della cerimonia dell’hennè. E’ un rituale che si svolge la vigilia del matrimonio religioso unicamente fra donne. Sontuosi cuscini ricamati, donne in kaftan, l’abito tradizionale delle cerimonie, e doni prima che la nekacha (donne esperte in tatuaggi all’hennè) si prenda cura e si assicuri che la sposa abbia il tatuaggio più bello di tutte le donne presenti alla cerimonia. Ora, può iniziare la festa con grida di gioia per portare fortuna alla sposa e via alle danze, fino all’alba. Ambra, con il suo sorriso più splendido di sempre, è passata da fidanzata a sposa e Zakaria è pronto a renderle grazie, per sempre.
Nel primo pomeriggio accompagno Zakaria in un tipico barbiere marocchino mentre in location stanno allestendo la sala a festa. Gli invitati sono arrivati prima della sposa. Ambra è entrata in sala verso le 23, vestita dalle neggafates, splendide donne che si sono prese cura di lei, con un sontuoso ed affascinante abito color oro, il primo dei cinque cambi impreziositi da gioielli uno più bello dell’altro, che hanno caratterizzato la tradizionale festa marocchina. Le danze iniziano con i canti della tradizione islamica. Quattro forti uomini portano l’amariya, un trono a baldacchino, in giro per la stanza nunziale cosicché ogni ospite possa vedere gli sposi e desiderare per la coppia felicità e fortuna.
E poi, è subito musica, ad altissimo volume, grida di gioia e danze, fino alle prime luci del mattino. Per ringraziare tutti gli ospiti Zakaria e Ambra hanno offerto loro la colazione proprio per ringraziarli per aver fatto parte di questo grande giorno.
Giusto il tempo di recuperare il mio bagaglio e mi ritrovo subito seduto nella grande hall dell’aeroporto, con lo sguardo rivolto fuori dalle grandi vetrate, ancora frastornato e così pieno di energia che non riuscivo a capacitarmi di come era possibile che fossero già passati quei quattro giorni.
Mentre riguardo le foto, mentre scelgo quelle che raccontano al meglio il giorno di Ambra e Zakaria e rappresentano quella cultura, ho ‘maturato’ quell’esperienza e, ora, sono pronto a descrivere quel viaggio.
Il Marocco è vita, ed è tutto quello che la parola vita comporta.
Grazie Ambra e grazie Zakaria (noi ci rivediamo a settembre)!
Per informazioni sul servizio fotografico del tuo matrimonio, scrivimi!